giovedì 9 luglio 2009

È solo febbre

Davanti a della cioccolata solubile che sa da cerotto usato. E la similitudine non è mia.
Si può prendere una vita, setacciarla attraverso analisi e sintesi, scomporla, assaporarla e poi riporla nei cassetti? E in base a quale ordine? Con quale criterio tassonomico? Seguendo quale logica? Oggi ho visto una stanza bianca con dei metronomi tutt`attorno alle pareti, un murales fatto come una mappa concettuale e nel mezzo, un po` spostato a sinistra, un armadio. Grande. O meglio, un mobile da cucina, con le ante di vetro, sei cassetti per lato e sportelli sottostanti, di legno laccato. Dentro, milioni di piccoli oggetti, denti tappi cocci lettere bambole coltellini svizzeri, scatole accuratamente etichettate contenenti le cose più disparate. Tu aprivi guardavi leggevi e intorno il rumore dei metronomi che si andava trasformando in musica. Assurdo. Mi ha tolto il fiato. La didascalia diceva che l`intento dell`artista era far sì che gli spettatori si domandassero quali criteri di organizzazione può avere la vita di ognuno di noi, mettendo in crisi il tradizionale metodo di classificazione. Come facciamo a meterci in ordine? E se raccogliamo le vicende di altre persone, possiamo scinderle nei loro elementi più puri e accomunarle alle nostre? O siamo troppo unici? E come ci regoliamo? Può essere valido il cassetto "blu"? E quello "capelli persi e poi ritrovati"? Il ragazzo di fianco a me ha una camicia a righe azzurre, una bottiglia vuota alla sua sinistra e legge manga su internet. Io includerei questo momento nello scaffale "stanchi e soli. Ma belli".

2 commenti:

  1. E se raccogliamo le vicende di altre persone, possiamo scinderle nei loro elementi più puri e accomunarle alle nostre?

    Ovvio che si, ma quanti possono farlo? Quanti vogliono FARLO?
    C`e` il rischio di perdersi, sul serio
    e tutti dicono che stanno bene a casa loro

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