mercoledì 15 dicembre 2010

hot cross bun

hai detto che sono come una sigaretta. più fumi e più vuoi fumare. più mi baci e più ---
mi piace essere come una sigaretta. ti resto dentro.
dentro la gola dentro i polmoni sulle mani sulle labbra, parte di te. vederti da qui, posso farlo solo io.
io sono il fumo che intossica tutte quelle piccole cellule, ma sono anche tutte quelle piccole cellule e sono anche i tuoi denti bianchi e il gesto elegante con cui la accendi, sorridendo. io sono qualcosa che scivola, in profondità, in silenzio, che fluttua, in profondità, in silenzio, e poi torna fuori ed è lì con te, sempre.
come sono belle le tue ossa, amore mio.

venerdì 24 settembre 2010

alphabet

ABC.
A ama profondamente B. E' la donna dei suoi sogni. E' la madre l'amica la sorella la donna delle pulizie l'escort e tutto il resto. B non ama profondamente A, nè l'ha mai fatto. E' solo qualcuno da salvare, una missione una prova di forza una spalla su cui piangere, e neanche troppo spesso. A ha bisogno di un ragazzo e B ha bisogno di un'amica. B distingue il sesso dall'amore, e non può farci un cazzo di niente se non riesce a scoparsi le persone che non vuole ferire, le persone che adora, e quando lo fa si scatafascia tutto in una piccola meravigliosa pira color verde acqua. Uau. A invece cerca qualcosa di completo. E B non crede di potercela fare.
In tutto questo C. Eccheccazzo.

venerdì 13 agosto 2010

fuori è un mondo fragile

ma tutto qui cade incantevole.
io e i lampi. io e questa electric feel nel silenzio più profondo. l'auto è insonorizzata, e fuori il vento distrugge le foglie, sgretola il cielo.
quando crollerà, voglio essere qui.
sono troppo veloce per avere paura. sono troppo lenta per rimanerci dentro.
quanto lo vorrei-perdermi qui.

mercoledì 21 luglio 2010

save

il male allo stomaco aumenta proporzionalmente.
non sono proprio capace.

come rovinare

il mio leaving party è un' alba scura dalle finestre di una casa a mattoni, un' alba viola.
è un senso di nausea, persistente. è come se i crampi allo stomaco che sono qui da mesi, stanziati dentro me come farfalle blu, ora esplodessero, tristi, cosi' come sono arrivati.
è il vuoto. è qualcosa che non c'è.
qualcosa che è sicuramente dentro e altrettanto sicuramente pianto e che tende a bersi da solo, goccie di lago salate.
niente lacrime questa sera.

ecco, a rovinare tutto.
riproviamo.

il mio leaving party è una sera chiara verso warwick avenue. è un pomeriggio verde su chalk farm.
non stare a fissarmi.
ma cazzo.

sabato 22 maggio 2010

scrivere di voi


È così bella. È così fottutamente bella.
Ed è inutile. È così fottutamente inutile. Cristo. Inutile guardarla e pensare a tutte le piccole minuscole infinitesimali parti del mio muscolo cardiaco che si sfaldano con un ritmo direttamente proporzionale al numero di reazioni chimiche che avvengono ogni secondo nel suo corpo. Ormai è stato così spezzettato e tritato e macerato che non ne è restato più, e l’intero non è uguale alla somma delle parti.
Sta appoggiata alla scala e fa scorrere le unghie, corte e ben curate, sull’acciaio freddo della ringhiera, con lo stesso movimento calcato che si usa per strappare a metà un foglio di carta. Non mi ha ancora vista.
Quanto tempo ho ancora prima che posi gli occhi su di me? Prima che mi provochi un conato di vomito. Prima che mi sorrida, che mi faccia cenno con la mano, vieni qui, continuando comunque imperterrita a parlare, distratta. Una regina deve conoscere i suoi sottoposti. Non può permettersi errori. Non può donarti più di due secondi e mezzo di attenzione prima di aver terminato il giro di pubbliche relazioni.
Alza gli occhi. Controluce mi vede benissimo. Quello che vedo io invece sono solo i suoi contorni, i denti bianchi e un aura dorata. Agita piano la mano che tiene la sigaretta, la sinistra, languidamente. Non è un aggettivo scontato. Non per lei. Sorrido e mi avvicino. Lei mi mette un braccio sulla spalla, un bacio sulla guancia e continua a parlare. Liquida.
A metà lezione mi spinge in bagno. Chiude la porta. Apre la bocca.

Sei qui, di nuovo.
Un giugno torrido, e i tuoi jeans non si incollano mai alle gambe. Li sfili con un gesto veloce e finiscono sul mio pavimento in legno chiaro, in ordine. Hai avuto da fare mi dici, un sacco di cose.
Seduta a gambe incrociate sul letto grande, disegni fiori azzurri sulle mie gambe, un giardino.
Amata abbandonata amata tralasciata. Se un punto P percorre una circonferenza a velocità costante, la sua proiezione Q su un diametro della circonferenza compie un moto armonico. L’arco che viene a disegnarsi tra i due estremi si chiama periodo. Sono un pendolo poco regolare. La linea che possiamo disegnare dalle nostre gambe intrecciate alle mie dita vuote, e viceversa, è discontinua. L’elettrocardiogramma di un infarto recente. Un singhiozzo che mi spezza l’esofago, e lo spavento ne è causa e rimedio.
Vedi me avvolta nel lenzuolo grigio, vedi lei avvolta nei jeans che le fasciano i fianchi. Le dita si affrettano veloci sulla tastiera del cellulare, correndo in soccorso di qualcuno per cui io passo, abitualmente, in secondo piano. Senza voltarsi dice La prossima volta. C’è sempre una prossima volta. La prossima volta di ieri era oggi, quella della volta prima era la settimana scorsa. Due categorie: chi ha un minimo di cura per se, e chi ha un minimo di cura per gli altri. Non sono interscambiabili. Non c’è una via di mezzo. Non c’è tempo per le posizioni di centro. Nella palude in cui sguazzi, devi scegliere tra restare a galla e finire divorato dai coccodrilli sul fondo.
Quindi mi lascia senza un bacio, e io affogo tra il fango e le ninfee.

Pensare che sono stata io. È esattamente perfettamente perdutamente colpa mia se ora mi inchiodi come si fa con le farfalle, le falene, appesa al muro davanti a te, avanti, colpiscimi. Uccidimi.
Pensare che sono stata io.
Come le farfalle ti ho svolta dal bozzolo di seta lucente che ti avvolgeva e sei rimasta al tavolo della mia cucina per ore, a contemplare il bicchiere di martini davanti a te pensando fin dove potevano arrivare le tue ali verdi e argento, fin dove potevi volare. Hai riempito casa mia, e tutto il cielo attorno.
Pensare che sono stata io.
Ti ricordi la prima volta che abbiamo fatto l’amore? Hai sfilato la maglia e sei rimasta in canottiera, nera e attillata. Mi hai mostrato le tue cicatrici. Mi hai guardata negli occhi e hai sussurrato ‘cosa ne pensi adesso di me?’ Io ho osservato quello che mi indicavi. Ho esaminato i tuoi polsi sottili e le spalle, muscolose, un po’ maschili, la pelle liscia e bianca degli avambracci. Ho sfiorato con le dita i ricami che ti eri cucita da sola, la tua vita incisa e dispiegata lì, sotto i miei occhi. Ho percorso i contorni irregolari, i centimetri di superficie in rilievo, come le pagine di un libro in Braille, e sentivo il battito del tuo cuore, aritmico, discontinuo, affannoso come il tuo respiro. Eri spaventata da quello che avrei potuto dire. Attendevi il verdetto con l’ansia di un condannato a morte. È in quell’istante che ho deciso. Di salvarti. Ho deciso che potevo essere la tua crocerossina.
E adesso non credo che sia ancora così, non credo che tu abbia bisogno di un’infermiera personale, quella probabilmente sono io. Puoi alzarti da sola, camminare sicura, stabilire chi debba amarti. Sai che è così. Avanti, ordinamelo.
Dischiudi le labbra e chiedimi di adorarti.
Ma no, non ce n’è bisogno, non c’è alcuna necessità di dirmelo a chiare lettere, perché sprecare parole quando basta usare correttamente la piastra, abbinare canottiera e jeans a vita bassa, scoparmi due volte a settimana.

Oggi è di nuovo da me. Qui, riempie i miei vuoti.
È come se io fossi la rete da pesca e lei i pesci. No, lei è sia i pesci che il marinaio paziente sulla riva. Lei ripara le ferite e ricuce, stringe i nodi sul mio petto. Ancora, lei è il mare. Lei è le conchiglie taglienti, le alghe verdastre che riverberano ai raggi del sole, lei è la burrasca, lei è tutto quello che mi strappa e lacera e poi risana. Le sue branchie si incagliano nelle mia maglie, con gentilezza infinita, e si culla su di me. Non le interessa essere tolta all’acqua. Tornate a riva i pesci mi vengono tolti e lei si dedica a me, perché io possa prendere il largo di nuovo. Onnipotente e onnipresente. Ossigeno. Idrogeno. E sale.
Non sai quanto mi piacciono le bruciature.

Non sai quanto ---

giovedì 29 aprile 2010

non era così

la verità è unica semplice incontenibile determinata
un sogno troppo chiaro
una visione troppo lucida,
una parabola.
ogni tua parola
ogni tuo respiro
ogni volta che scuoti la testa o mi baci veloce
ogni volta che alzi la voce
quando la abbassi e sussurri
vedi,
sconvolgi tutto quello che sento.
giuro.
abbi cura di me.

giovedì 22 aprile 2010

silver_drop

avevi addosso quel profumo di mare quando sei entrata qui
appoggiavi i gomiti sulla tavola e io ti guardavo rabbrividendo, sapevo che permetterti di restare qui non era quello che si fa di solito, dico, chi sei?
ci siamo sedute insieme sul balcone e tu fumavi succhiando l'aria del mondo e il mio respiro,
e il tuo
ho addentato la tua pelle di sole come un frutto maturo, ne è uscito nettare dolce
così lievemente velenoso che non ci ho fatto caso
solo un po' amaro, come può essere questa giornata
perchè non torniamo dentro?
accovacciate sul tappeto ci siamo trasformate in grandi bruchi verdi
crisalidi dorate
ne siamo uscite ricoperte di perle e fiori marini
sempre quel profumo di sole su di te come non l'ho sentito mai a nessuno, afferri da dietro le mie spalle con dita affusolate e tessi tele di ragno, leggere, mi stai vestendo ora ho capito, e brillano uscendo dalle tue mani verso la mia schiena
radici
sapore di terra nell'aria, come dopo la pioggia
dammi un altro po' di te

martedì 20 aprile 2010

nuovonuovonuovo

spiegami, perchè non sparisci dalla faccia della terra?

non credo sia diffcile per una come te. vedi sbaglio io, non ci riesco proprio ad allontanarti.
ma vaffanculo.

domenica 18 aprile 2010

quando ti amo

mi sono sollevata dal tuo divano senza nemmeno aspettare la fine della scena, ho infilato le scarpe col tacco che non ti piacciono, alte quasi da vertigine (alte quasi da controllo) e sono salita in auto. pioveva terribilmente forte quella sera e ho bagnato tutta la gonna e le calze a rete fina e i capelli che si sono arricciati diventando ispidi e incontrollabili. listening pet shop boys, but you know, they're a little much out-of-me. è che cantano troppo poco, e io volevo cantare. insomma pioveva un sacco e io non vedevo proprio niente con i tergicristalli davanti che sbattevano impazziti, e ho cambiato musica ed è stato fatale, spoiled sotto la pioggia, era una scena che ho immaginato per anni questa, ma non doveva accadere con te. pensare che avevamo sbagliato tempi mi ha fatto venire voglia di piangere ma nella scena che avevo in testa non c'era una lacrima, quindi non ho pianto ero solo incazzata perchè l'unica volta che davvero volevo che mi scopassi non l'hai fatto ed era stato tutto perfettamente giusto, mani precise baci precisi e comunque non dovrei essere incazzata ma non potevo fare a meno di esserlo ma quello che spaventa è che probabilmente volevo sentirmi delusa e affranta e tutto il resto e tu non c'entri proprio niente ma se potessi esprimere un desiderio, se ci fosse una doppia ora, chiederei solo ti prego, adorami.

domenica 14 marzo 2010

altrove

questa mattina o meglio ieri sera mi è capitato di pensare che mi sta tutto scivolando via letteralmente di dosso
con la velocità di un uragano discende le chine di fango e si porta via tutto
vi siete portate via tutto non lo dico con cattiveria lo dico quasi con sorpresa perchè ci sarà pure un meccanismo sotto no
oppure facciamo le cose con un caso straordinario? è che poi ce ne pentiamo
ho pianto al telefono con una persona con cui non avrei mai voluto poter piagere al telefono e scoprire che aveva fatto per me più di quanto la sua posizione richiedesse e cosa vuol dire questo? che ancora mi vogliono bene
uno alla volta forse
ecco qual è il problema
non sopravvivete più di uno alla volta, due se uno è forte e l'altro molto debole
conservazione della massa
un legame più stretto fa scoppiare da qualche parte, ancora invsibile, un laccio
un piccolo laccio laccio emostatico? salta una cucitura salta un punto di sutura e pof! come una diga come un'uragano, dopo il battito d'ali si deve pur rovesciare su qualcosa quindi ecco che esplode tutto e tu ti leghi da una parte ti leghi a filo doppio diciamo ad una gamba e si stacca il gancio sul braccio, fa male perchè è un gancio, e così preserva l'equilibrio MA CHI CAZZO L'HA CHIESTO L'EQUILIBRIO?
se hai una risposta prendi il tagliandino col numero e aspetta aspetta un attimo sulle sedie di pelle nera, se sta leggendo si, sono le sue poltrone di pelle nera, mi piace pensarlo e comunque continuiamo a farci domande a chiederci se e poi dirci che
si forse è vero
forse non è quello che volevo ma sai una cosa?
---

domenica 28 febbraio 2010

gra(n)di

hai detto il mio cuore è cosìcaldo
dentro
i nostri pensieri così/buii
e io ti ho chiesto e, mi hai risposto che,
scoppi di scintille così
nello stesso momento
farfalle fuochi d'artificio sotto una voragine blu
per un istante
un
respiro
e tutto tornava giù poi più nulla
come-quasi-setiannullassi
implosioni

giovedì 28 gennaio 2010

strappi

e ho visto fantasmi
ridono di me dietro le tende leggere
dentro le palpebre chiuse
lanciando caramelle e le spine dei cardi
i fichi d'india rossi come polpa di cuore
posso mangiare te
in grandi morsi avidi
affondare denti bianchi nei fasci dei muscoli
entrare dentro e rivestirmi
della tua pelle
contare le vene dall'interno
e schiacciarle contro le mie

guarda

aderiscono

martedì 19 gennaio 2010

I was walking with a ghost

non ci riesco non ci riesco non ci riesco. vai oltre me.
e più ne parlo più mi sembri umana e vorrei telefonarti a casa e dirti di tornare qui.
anche se tutto.
dirti che alla fine eravamo amiche e hai sbagliato ho sbagliato forse ed è tutto un casino ed è proprio una situazione del cazzo ma.
e vorrei telefonarti a casa e chiederti di uscire a berci qualcosa, spritz e succo alla pera con ghiaccio, tramezzini crudo e melanzane, e poi mi dico che no.
che dovrei conservarmi.
che dovrei curarmi.
che dovrei evitare di pensare che tutto è stato.
perchè torni adesso?