giovedì 30 aprile 2009

Cibo. Ancora.

Ho mal di somaco e ti odio.
1) il mal di stomaco è causato dal fatto che nel giro di 5 ore ho mangiato
a) una porzione di patatine fritte
b) una spropositata quantità di maionese
c) due bustine di checiap parecchio grandi
d) un'enorme tazza di caffelatte (con molto caffè e poco latte)
e) 3 abbracci mulino bianco
f) una bustina di integratori vitaminici
2) l'odiarti è causato da
a) te che sei una deficiente
b) cazzo ti costa salutarmi?! -________-"

--> ho bisogno di me

spazio
spazio
spazio

I want the ocean right now

mercoledì 29 aprile 2009

Verdurine

Questo cielo mi manda su di giri, letteralmente. È freddo e spazzato da un vento straordinario, davvero, ha un colore ancora grigio perla verso il fondo, e sopra di me grandi nubi bianche si sfilacciano e si ricompongono di continuo, come in una specie di danza. L’aria è eccitante. Sento che oggi, e solo oggi, è il giorno giusto per fare qualcosa. Come se tutti i giorni passati non fossero serviti a niente, solo un preambolo di oggi. Che poi non è che abbia fatto nulla di così importante in queste ore, solo sono rimasta a casa da scuola, ho letto, sono andata dal dottore, ho letto, ho giocato alla wii, ho mangiato, ho letto, ho guardato i Simpson, ho aperto biologia, ho letto. Nient’altro. Però è pazzesco. Per tutto il giorno c’è stata questa luce assurda. Stamattina, quando mi sono alzata, sembravano le sei di sera, e mezz’ora dopo erano già arrivate le nove, tutto un po’ surreale, ma nel complesso bellissimo. E adesso invece, che sono le cinque e mezza, sembrano le due di un pomeriggio che promette grandi cose. Sono pure andata a prendermi un tramezzino. E il bello è che anche se so che è assai improbabile che accada alcunché di degno di nota, l’ebbrezza che ho addosso ha creato una specie di barriera contro quella malinconia, se vogliamo chiamarla così, o rassegnazione o che altro che di solito mi prendono in queste situazioni.
Solo una cosa: perché sono finita a mangiare tramezzini crudo e melanzane se le melanzane mi hanno sempre fatto schifo? Ed è strano che, dopo aver azzannato una fetta di quegli orridi e viscidi vegetali, per la prima volta senza nessuno di fianco, davvero la prima volta, dopo essermi chiesta da quand’è che avevo iniziato a mangiarli, ed essermi conseguentemente risposta, dopo che la maionese era sbrodolata fuori dal tramezzino impasticciandomi le mani, mi sono detta: adesso mi mangio un Pan Gocciolo. E Pan Gocciolo è stato.

lunedì 27 aprile 2009

Like snakes in a orchid

Uno.
Il suo piede batteva ritmico contro il pavimento.
Leggeva ad alta voce, mantenendo un ritmo incrollabile.
Non una pausa in più del previsto.
Parole come note. Parole infilate una dopo l’altra come perle.
C’era, in quella voce tutto quanto. Un universo intero.
Potevi leggerci dentro ogni cosa che lei era, o che cercava di nascondere, senza riuscirci poi troppo. Una voce che faceva tenerezza solo a pensarla, per quanto sia possibile pensare una voce, con tutte quelle gradazioni e incrinature che la rendono così sfuggevole.
Con l’indice della destra teneva il segno delle parole, spostandosi di continuo a formare piccoli virtuali tratteggi. Quasi singhiozzi, se vogliamo chiamarli così.
Con l’altra mano picchiettava sul banco un pastello verde.
Esattamente il colore dei suoi occhi.
Due.
Quel modo di scrivere le E.
La sbarretta verticale scende a formare una curva che è anche il trattino più in basso, insieme sembrano un po’ una culla, poi ci attacchi quello in mezzo, la cui punta tende leggermente a salire, e infine l’ultimo, che rimane fuori da quella specie di C formata dagli altri tratti di penna. Fluttua un millimetro più su, staccato da tutto.
Le A sono curve in cima e la lineetta a metà non arriva a toccare dall’altra parte, si ferma un po’ prima, come un binario morto. A guardare giù da un burrone il vuoto che c’è sotto.
Le O tentano sempre di chiudersi e a volte ci riescono. Altre volte la curva finisce un po’ fuori dal cerchio e altre ancora diventano più che altro un ovale.
Le S invece sembrano serpenti, scendono giù senza chiudersi, quasi uno scivolo, una rampa non so, come se sopra ci fosse qualcosa da far scorrere via.
Ugualmente sfuggenti sono le D e le M, e in generale tutta la tua grafia.
E in generale tutta la tua persona.
Tre.
Seduta per terra a gambe incrociate, brividi di freddo su tutto il corpo. Oppure di caldo. Si possono avere brividi di caldo?
Malessere diffuso, comprensivo di crampi allo stomaco, giramenti di testa, sonnolenza, mal di schiena lancinante. Una di quelle giornate che quasi quasi ti vengono pure i conati di vomito, e lasci la tazza di tè che ti sei preparata a disperdere il poco calore residuo sul tappeto di fianco ai tuoi piedi, e non l’hai neanche finita.
Che continui a ripeterti nel cervello frasi smozzicate e senza senso, sequenze di parole appiccicate alla rinfusa, e ciò non aiuta per niente.
Che hai i capelli sul viso, sporchi, e non c’è verso di farli stare su.
Che posi gli occhi su un crocefisso di legno scuro, con la figura di Cristo in rilievo. Sarà grande quanto l'unghia del tuo pollice.
Allora lo prendi tra le dita, lo avvicini agli occhi e lo rigiri piano, osservandolo minuziosamente. Con i polpastrelli ne segui tutto il bordo, le linee dritte della croce, poi posi il dito anche su quella minuscola figurina di legno più chiaro, senti le sporgenze e gli angoli appuntiti.
E come accade che lo appoggi al tuo polso, delicatamente, senza neanche premere, e d’un tratto schiacci a terra il braccio e lasci che tutti quei piccolissimi spigoli aguzzi affondino nella tua pelle?
Una di quelle giornate che trovi che c’è un che di molto poetico in quello che fai.

sabato 25 aprile 2009

time -is running out-

01.00.17 01.00.16.divano1.00.15 01.00.14 01.00.13 01.00.12 01.00.11 01.00.09 01.00.08questo scorrere01.00.07 01.00.06 01.00.05 01.00.04 01.00.03 01.00.02 01.00.01 01.00.00lento00.59.59 00.59.58 00.59.57cucina00.59.56 00.59.55 00.59.54dei secondi00.59.53 00.59.52 00.59.51 00.59.50 00.59.49 00.59.48 00.59.47 00.59.46 00.59.45 00.59.44 00.59.43 00.59.42 00.59.41inesorabile00.59.40 00.59.39 00.59.38 00.59.37 00.59.36 00.59.35provvidenziale00.59.34 00.59.33 00.59.32 00.59.31soggiorno00.59.30 00.59.29porta00.59.28 00.59.27 00.59.26 00.59.25 00.59.24 00.59.23 00.59.22 00.59.21 00.59.20salvifico00.59.19 00.69.18 00.59.17 00.59.16 00.59.15 00.59.14 00.59.13 00.59.12 00.59.11 00.59.10 00.59.09camera00.59.08 00.59.07 00.59.06letto00.59.05 00.59.04 00.59.03 00.59.02 00.59.0mortale

giovedì 23 aprile 2009

Vaffanculo

No, non c’è più.
Ma tu lo sai cosa vuol dire, cercare di sopravvivere in mezzo a tutto questo casino?
Provare ad addormentarsi senza pensarti in continuazione, essere costretti a spararsi nelle orecchie tutta la musica possibile, fino allo stremo, fino a non sentire più niente, per evitare di far affluire al cervello tutto quello che non deve affluirci, e riuscire a dormire almeno qualche ora a notte?
Hai idea di cosa significhi lottare per avere una vita normale, per superare le cose, per rifarsi una vita cazzo, rifarsi una vita, e avere te davanti che remi contro?
No, forse non lo sai..e cos’è questo tuo bisogno
di distruggere tutto
di non ammettere niente
di cucirti la bocca a filo quadruplo
di negare ogni cosa
di non affrontare nulla
Mi fai impazzire. Che cosa ti sta capitando? Cosa è passato per quella tua piccola testa di cazzo da renderti completamente deficiente in questo modo? Non è normale quello che stai facendo, te ne rendi conto?
Ed è tutto, come sempre, inutile.
Inutili le parole i sorrisi i gesti le occhiate tutto, tutto fottutamente inutile.

No, non c’è più.
E la cosa bella è che il problema ha cambiato complemento oggetto.
L’ho sempre detto che la grammatica alla fine un senso ce l’ha.
Grazie lover, perché senza di te non sarei qui.
Ti voglio bene.

mercoledì 22 aprile 2009

Poema epico in 7 atti (o un po' di più)

ah.Ah.AH. Tutto ciò è molto comico. Davvero. Ci dev'essere qualcosa di esilarante che mi sfugge, ma sono sicura che c'è. AH.Ah.ah.

martedì 21 aprile 2009

V.I.P.

Perchè alla gente sembra interessare tanto la mia vita? E' come se non ne avessero una loro, come se nessun pensiero transitasse per l'anticamera del loro cervello, come se avessero costantemente bisogno di sentirsi al cinema. Stanno continuamente protesi sopra la mia, di vita, a spiare quello che c'è dentro, ad origliare, a cercare di scorgerci qualcosa, qualunque cosa, con quella stessa morbosa attenzione che si riserva ai documentari sulle vittime di stupro o agli horror particolarmente sanguinosi. Non si può fare a meno di guardare, mai. E chissà cosa ci troveranno poi di così eccitante, di così non-comune, di così maledettamente interessante. C'è una cosa che si chiama vita privata. Cercate di ricordarvene ogni tanto.

Sospiri

Labbra.
So che ne puoi immagnare il sapore.
La consistenza.
Labbra labbra labbra.
-Erano dolci oggi-
Però
---

venerdì 17 aprile 2009

Water

Sono uscita nella pioggia e ho lasciato che mi inzuppasse tutta. Ho assaporato ogni goccia d'acqua che penetrava nei capelli fino a raggiungere la pelle sottostante, fredda come ghiaccio. Le sentivo come piccole punture di spillo. Come sotto agopuntura. Non avevo fretta, sono rimasta lì, in mezzo alla strada, camminando lentamente, sentendo una per una quelle minuscole gocce di pioggia.
Tornata a casa, mi sono buttata sotto una doccia bollente. Come se non fossi ancora dissetata. Come se non potessi fare a meno di sciogliemi in qualcosa.

giovedì 16 aprile 2009

Le ore

Insonnia.
All'1.16 di oggi mi sembrava di essere dentro la notte.
Mi si chiudevano gli occhi e non riuscivo a dormire. Niente.
Abbassavo le palpebre e mi pareva di scivolare un passo dietro al sonno.
Il sonno era dietro agli occhi, in una dimensione che io non potevo vedere.
Oltre me, e allo stesso tempo, io oltre lui. Ero staccata dalla me rannicchiata sul fianco destro, sfinita, che cercava solo di riposare per qualche stramaledetta ora.
Chiedevo solo di essere inghiottita dalla notte, ma non ho avuto nemmeno quello.

Ottativi

Prima è andato tutto male e poi è andato tutto bene. Poi bene bene e male ancora. Poi male e poi bene e poi non lo so. Strano come una versione di greco possa salvarti la vita, a volte.

mercoledì 15 aprile 2009

Correndo con le forbici in mano

Va verso la cassettiera per prendere una sigaretta. E' di schiena. Posso vedere la linea della sua colonna vertebrale tendere la pelle. Se corressi, penso, forse riuscirei ad affondarci le mani, afferrarla e magari strapparla. Si piegherebbe in due; spezzandosi, rompendosi.
E' come se il sole mi colpisse il viso.
Lo odio da morire.

Ihihih

Speaking speaking speaking..
..svuotarmi di me.
Welcome back lover!

martedì 14 aprile 2009

Roller coaster

Porca puttana sei come una droga.

Lost

Sapore d'estate//fili dorati si spezzano leggeri tra le dita
Il cielo azzurro in cui//si specchiava il mare
Paura di non tornare da//

domenica 12 aprile 2009

0.43

Disinfetta le mie ferite.
Disinfetta le mie ferite con alcool puro, se necessario.
Urlerei dal dolore, e tu urleresti con me.
E' questo che voglio.
Senti qualcosa e vienimelo a raccontare.
Vieni a dimostrarmi che sei viva.
Potrei scaraventarti a terra, farti del male sul serio, far scorrere il sangue da te su di me, da me su di te.
Cannibalismo.
Ricucirò le tue ferite e ti porterò a casa, riposerai accanto a me e percorrerò con le dita la linea delle tue cicatrici, fin dove si uniscono con le mie.
Love will have its sacrifices. No sacrifice without blood.

Incisioni

Perchè di notte si fa tutto più chiaro? Sarà la luce della luna, è brillante ed immensa stasera, con tutti i crateri ben visibili, saranno le schegge di vetri rotti per terra, schegge di vita. La luna piena e, immancabilmente, te.
Sarà che di notte abbiamo le difese più basse, ci lasciamo travolgere e basta un solo, minuscolo particolare a mandarti a puttane tutto. Tutte le tue certezze e le convinzioni a cui sei così difficilmente approdata crollano in un unico preciso isante. Collassano. Si frantumano in mille pezzi, macchiando di sangue il suolo su cui cadono. Gocce del tuo sangue. -Se riesco a farle crollare così significa che certezze non sono, domi- mi ha detto una sera una ragazza meravigliosa che a quest'ora probabilmente sta seduta in un qualche locale in riva al Tamigi davanti a un qualche cocktail fruttato.
Forse sarebbe ora di smetterla. Di finirla qui una volta per tutte.
Ma cazzo, questa luna. Questa luna che mi ricorda te, questo bar che mi ricorda te, questa strada che mi ricorda te, la mia camera il mio letto la sedia della scrivania le rose appese alle travi, la prima è stata la tua, il peluche a forma di foca le scale del soppalco il divano davanti alla tv ogni singolo pezzo d'arredamento di questa casa che la ragazza in riva al Tamigi definisce -casa di fate- porta inciso il tuo volto in una maniera che non dimenticherò mai, di notte tutto sembra parlare solo di te, non è una cosa molto normale, e l'unica patetica arma di difesa che ho trovato è scrivere. Riempire gli spazi che hai lasciato con il vomito di parole che non ci siamo mai dette.
Ingurgito la notte sperando di ricavarne almeno un atomo di luce.

sabato 11 aprile 2009

Effetti collaterali

Certe notti, quando credevi che mi fossi addor-
mentata, ti sdraiavi su di me.
Mi sembrava che mi schiacciassi le ossa. Eri pe-
sante, e mi facevi sentire così vuota.
Stringevi le tue mani sulle mie, ma sfuggivano.
Scivolavano giù sulla pancia.
I polpastrelli disegnavano il contorno delle cro-
ste e delle bolle. Cercavano le zone morbide.
Dall'ombelico uscivano lacrime di sangue in-
torno ai lividi.

Gocce

E tutto ciò è troppo lungo da ricordare. Troppo lungo da dimenticare.
E mentre la pioggia ci impregnava i vestiti i capelli le mani le labbra, ci scambiavamo pochi baci luminosi.
E' che avevamo gli occhi troppo belli.

Notturno con brio

A volte rimani scioccato dalla grandezza delle persone. Io resto senza fiato. Arrivano lì e in cinque minuti ti spiegano come tu sia per loro una specie di maestro, un guru o roba simile, come ti stimino e come ti abbiano sempre stimato, quanto ti devono, quanto li hai fatti crescere. A me stasera hanno detto che sono magica. Ma sul serio. Magica davvero. -Mi hai sempre trasmesso moltissimo Domi, le tue passioni, quello che fai, vedi, non lo so spiegare, ma sei un'amica meravigliosa per me, e ho imparato un sacco di cose standoti vicino, e anche quando entro in casa tua, sei lì, ci sono il tuo profumo e il tuo modo di fare che mi avvolgono un sacco, è come se mi trasportassi dentro il tuo mondo personale, è tutto..si, magico- E' pazzesco. Ero lì seduta su una panchina a congelarmi la schiena, a cento metri quelli della Via Crucis passavano cantando litanie, la chiesa illuminta da fasci di luce verticale e le candele tutt'attorno alla piazza. Bellissimo. Persone a cui non credi di fare questo effetto, se mai hai pensato di farlo a qualcuno, persone insospettabili che si rivelano capaci di azioni così belle da risultare strazianti, e mentre ti dicono -Grazie, con te ho passato una serata stupenda-, tu non trovi le parole giuste, perchè non ce ne sono, non esitono proprio, per dirgli quanto gli vuoi bene, quanto ti hanno sorpresa quelle parole, quanto il tuo corpo stia sorridendo in ogni sua piccola cellula, teso nello sforzo immane e non comune di trovare il modo giusto di sussurrarti Grazie.

venerdì 10 aprile 2009

Loving you

Ho imparato a dimenticarti ho imparato a lasciarti andare a darti i tuoi tempi i tuoi spazi a darmi cose da fare.
Ho imparato e cerco di metterlo in pratica.
Scrivo fiumi di parole su di te per liberarmi di te e al tempo stesso tenerti qui per sempre.
Se ami qualcosa lascialo andare. E se non torna più? E' un rischio che possiamo correre?
Credo di no. Credo di si. Ho troppa paura di perderti più di quanto ti ho già persa. E avevi ragione tu quando hai detto -ho paura che se poi succede qualcosa..non voglio perderti- e io dovevo disperatamente dirti di no ma sai, non è così facile.
Sei così strana tu. Sei incapibile, in bilico, fragile. Vorrei farti capire che ci sono senza che tu mi ritenga invadente, senza che la mia presenza ti infastidisca al punto di non parlarmi per settimane, salvo poi passarmi accanto sorridendo e farmi, completamente, crollare. Basta un attimo.

Castelli di rabbia

E' un po' come fare tante bocce di cristallo... e grandi... prima o poi te ne scoppia qualcuna... e a te chissà quante te ne sono già scoppiate, e quante te ne scoppieranno....... Però... Però quando la gente ti dirà che hai sbagliato... e avrai errori dappertutto dietro la schiena, fottitene. Ricordatene. Devi fottertene. Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto erano solo vita... non sono quelli gli errori... quella vita... e la vita vera magrai è proprio quella che si spacca, quella vita su cento che alla fine si spacca....... io questo l'ho capito, che il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro... le sue piccoe tristi biglie infrangibili...e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo... sono belle, a me è paciuti guardarle, per tutto il tempo che ti sono stato vicino... ci si vede dentrotanta di quella roba... è una cosa che ti mette l'allegria addosso... non smetterla mai... e se un giorno scoppieranno anche quella sarà vita, a modo suo... meravigliosa vita.