lunedì 27 aprile 2009

Like snakes in a orchid

Uno.
Il suo piede batteva ritmico contro il pavimento.
Leggeva ad alta voce, mantenendo un ritmo incrollabile.
Non una pausa in più del previsto.
Parole come note. Parole infilate una dopo l’altra come perle.
C’era, in quella voce tutto quanto. Un universo intero.
Potevi leggerci dentro ogni cosa che lei era, o che cercava di nascondere, senza riuscirci poi troppo. Una voce che faceva tenerezza solo a pensarla, per quanto sia possibile pensare una voce, con tutte quelle gradazioni e incrinature che la rendono così sfuggevole.
Con l’indice della destra teneva il segno delle parole, spostandosi di continuo a formare piccoli virtuali tratteggi. Quasi singhiozzi, se vogliamo chiamarli così.
Con l’altra mano picchiettava sul banco un pastello verde.
Esattamente il colore dei suoi occhi.
Due.
Quel modo di scrivere le E.
La sbarretta verticale scende a formare una curva che è anche il trattino più in basso, insieme sembrano un po’ una culla, poi ci attacchi quello in mezzo, la cui punta tende leggermente a salire, e infine l’ultimo, che rimane fuori da quella specie di C formata dagli altri tratti di penna. Fluttua un millimetro più su, staccato da tutto.
Le A sono curve in cima e la lineetta a metà non arriva a toccare dall’altra parte, si ferma un po’ prima, come un binario morto. A guardare giù da un burrone il vuoto che c’è sotto.
Le O tentano sempre di chiudersi e a volte ci riescono. Altre volte la curva finisce un po’ fuori dal cerchio e altre ancora diventano più che altro un ovale.
Le S invece sembrano serpenti, scendono giù senza chiudersi, quasi uno scivolo, una rampa non so, come se sopra ci fosse qualcosa da far scorrere via.
Ugualmente sfuggenti sono le D e le M, e in generale tutta la tua grafia.
E in generale tutta la tua persona.
Tre.
Seduta per terra a gambe incrociate, brividi di freddo su tutto il corpo. Oppure di caldo. Si possono avere brividi di caldo?
Malessere diffuso, comprensivo di crampi allo stomaco, giramenti di testa, sonnolenza, mal di schiena lancinante. Una di quelle giornate che quasi quasi ti vengono pure i conati di vomito, e lasci la tazza di tè che ti sei preparata a disperdere il poco calore residuo sul tappeto di fianco ai tuoi piedi, e non l’hai neanche finita.
Che continui a ripeterti nel cervello frasi smozzicate e senza senso, sequenze di parole appiccicate alla rinfusa, e ciò non aiuta per niente.
Che hai i capelli sul viso, sporchi, e non c’è verso di farli stare su.
Che posi gli occhi su un crocefisso di legno scuro, con la figura di Cristo in rilievo. Sarà grande quanto l'unghia del tuo pollice.
Allora lo prendi tra le dita, lo avvicini agli occhi e lo rigiri piano, osservandolo minuziosamente. Con i polpastrelli ne segui tutto il bordo, le linee dritte della croce, poi posi il dito anche su quella minuscola figurina di legno più chiaro, senti le sporgenze e gli angoli appuntiti.
E come accade che lo appoggi al tuo polso, delicatamente, senza neanche premere, e d’un tratto schiacci a terra il braccio e lasci che tutti quei piccolissimi spigoli aguzzi affondino nella tua pelle?
Una di quelle giornate che trovi che c’è un che di molto poetico in quello che fai.

3 commenti:

  1. estraiamo la vita dal nostro interno quando piove
    sarà un po' la noia, o la non superficialità.
    In ogni caso, guardare il tutto con la massima attenzione porterà a seri problemi di vista. e non solo

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  2. se la prossima supernova che esploderà provocherà una quantità di energia diversa dalle aspettative, tutto il nostro mondo si rivelerà basato su teorie sbagliate.
    quindi non è poi coì sbagliato "fare attenzione"

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  3. Il canale digerente inizia con la cavità orale e comprende la bocca, la faringe, l'esofago, lo stomaco, l'intestino tenue, l'intestino crasso e l'ano.

    biologia

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